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DRONERO - Due genitori ivoriani sono stati condannati per abuso dei mezzi di correzione dopo aver spaventato i propri figli in tenera età evocando una figura minacciosa: lo “zio”, un personaggio descritto come severo e temuto, forse reale, forse frutto dell’immaginazione. Il giudice Lorenzo Labate ha inflitto sette mesi di pena alla madre e sei al padre, entrambi con la sospensione condizionale.
Il caso era emerso grazie alle segnalazioni della scuola frequentata dai bambini. La dirigente scolastica ha raccontato che la madre proponeva alle maestre di usare la minaccia dello “zio” come metodo educativo. I bambini, visibilmente turbati, parlavano delle punizioni subite a casa e mostravano segni di malessere fisico, come dolori a gambe e schiena. Un minore avrebbe detto frasi inquietanti come “papà fuoco, brucia”, alimentando i sospetti di punizioni corporali, forse con un tubo di gomma riscaldato.
L’indagine, avviata inizialmente con l’ipotesi di maltrattamenti, ha portato a una condanna più lieve, ma significativa. La difesa ha contestato la validità delle testimonianze, giudicandole vaghe e non affidabili.
I bambini, in particolare il minore affetto da un disturbo del comportamento, sono stati temporaneamente affidati a un’altra famiglia. Oggi la situazione appare migliorata: la collaborazione con i genitori è ripresa, e i figli stanno seguendo un percorso educativo e terapeutico positivo.
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