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La gestione pubblica del servizio idrico integrato nella provincia è a un punto di svolta. Dopo mesi di incertezza, l’Autorità d’Ambito Egato4 ha lanciato un ultimatum al consorzio pubblico Cogesi, diffidandolo a versare entro il 12 luglio i 70 milioni di euro del valore residuo dovuti a Egea Acque (oggi controllata da IREN). In caso contrario, Cogesi perderebbe l’affidamento del servizio.

La crisi affonda le radici nelle scelte dei sindaci e delle società socie che, rifiutando il più ambizioso ma bancabile “Piano A” proposto da Cogesi – che prevedeva un pagamento rapido e liquidità per investimenti a lungo termine – hanno preferito il “Piano B”, meno oneroso nell’immediato ma oggi difficilmente realizzabile nei tempi previsti.

Il 21 maggio scorso Egato4 ha convocato una Conferenza d’Ambito, denunciando i gravi rischi legati ai ritardi. All’unanimità, i rappresentanti territoriali hanno imposto l’apertura di un tavolo tecnico di subentro entro il 4 giugno, con l’obiettivo di affrontare i nodi legati a personale e beni strumentali.

La situazione è aggravata dalle continue pressioni legali di IREN, che pretende il pagamento del valore residuo già entro fine 2024 e continua a proporre soluzioni di partenariato pubblico-privato.

Secondo molti osservatori, le responsabilità politiche sono evidenti: dai sindaci che ostacolarono la pubblicizzazione agli artefici del contestato accordo Borgna/Bo, fino agli attuali amministratori che non hanno corretto la rotta.

Ora, banche, Cogesi e istituzioni sono chiamate a una risposta urgente. Se tutti faranno la loro parte, la gestione pubblica dell’acqua – promessa e attesa da anni – potrà finalmente concretizzarsi, senza l’interferenza del privato.

La partita è ancora aperta. Ma il tempo, ormai, è agli sgoccioli.

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