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È stato condannato a due anni e sei mesi di reclusione dal Tribunale di Cuneo un uomo albanese residente nel Saluzzese, accusato di maltrattamenti nei confronti della sua ex moglie. I fatti contestati risalgono all’estate del 2022, quando – secondo l’accusa – l’uomo avrebbe aggredito verbalmente e fisicamente la compagna durante una lite per gelosia.

Tra le conseguenze dell’episodio anche la rottura di un telefono cellulare, che l’imputato si sarebbe fatto consegnare con la forza per poi distruggerlo.

Decisiva nel processo è stata la testimonianza della nipotina della donna, una ragazza oggi quattordicenne, che all’epoca dei fatti aveva solo 12 anni e si trovava a casa della coppia. In aula ha confermato la rottura del telefono e l’arrivo dei carabinieri, escludendo però di aver assistito a violenza fisica. «Quella notte ho dormito con la zia», ha raccontato, «perché ero spaventata e temevo che potesse farsi del male».

L’ex moglie, pur non essendosi costituita parte civile, ha scelto di proseguire nella denuncia «per un senso personale di giustizia». Il pubblico ministero aveva chiesto tre anni di carcere, ma il giudice ha optato per una pena più lieve, escludendo l’aggravante della violenza assistita da minore.

In aula, l’uomo si è difeso respingendo ogni accusa di violenza fisica: «Ero geloso, ho rotto il telefono, ma non l’ho mai toccata». Il suo avvocato ha parlato di «un processo segnato da incomprensioni culturali e linguistiche».

La condanna è ora definitiva in primo grado. Resta da capire se la difesa proporrà appello. Nel frattempo, la sentenza segna un importante riconoscimento del valore della denuncia anche in assenza di evidenti lesioni fisiche, valorizzando l’impatto psicologico della vicenda.

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